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I batteri orali, potenziali responsabili dell’emicrania

Foto: Piotr Marcinski/Shutterstock

LA JOLLA, Calif., USA: il mal di testa, e l’emicrania in particolare, sono malattie ampiamente diffuse e hanno il potere di inficiare la qualità della vita di milioni di persone. Una nuova ricerca ha messo in luce come le persone che soffrono di emicrania mostrino un numero significativamente maggiore di microbi nella propria bocca.

Nello studio, i ricercatori hanno isolato batteri da 172 campioni orali e da 1.996 campioni fecali, scoprendo che la maggioranza di loro si divideva tra emicranici e non emicranici. Un’ulteriore analisi dei campioni orali ha messo in luce come i geni che codificano i nitrati, i nitriti e gli enzimi ossido nitrici fossero significativamente più abbondanti nei batteri emicranici.

I composti che contengono i nitrati sono stati identificati come responsabili del mal di testa. Possono trovarsi nel cibo, come la carne e le verdure a foglia verde, e in certe medicine. I batteri orali sono in grado di trasformare i nitrati in nitriti, i quali, una volta in circolazione nel sangue e sotto certe condizioni, possono essere convertiti in ossido.

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I miei denti sono importanti

“I denti sono importanti”, questa la risposta che si riceve quando si domanda alle persone dei loro denti. La maggior parte degli individui considera infatti la cura della propria bocca più importante di altri ambiti come i capelli o l’abbronzatura.

La ragione è che i denti sono fondamentali per essere in salute e per godere delle cose che ci piacciono, il cibo per esempio, per tutto il corso della vita. In passato la convinzione era che invecchiando si sarebbero persi i denti, uno scenario che ormai non è più comune in quanto anche gli anziani sono in grado di mantenere i propri denti più a lungo che mai, addirittura per tutta la vita.

Tuttavia, quello che molti non sanno è che il rischio di contrarre carie aumenta con l’invecchiamento. Una delle ragioni è da ricercarsi nella bocca secca, risultato dell’utilizzo frequente di farmaci. Circa il 40% delle persone fa uso di almeno un tipo di medicinale che può intaccare i denti. Un’altra ragione è che i nervi all’interno dei denti diventano meno sensibili e quando si avverte il dolore della carie è ormai troppo tardi.

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Stati Uniti: il 50% dei pazienti riceve prescrizioni di antibiotici inadeguate

Il mondo del dentale, come la medicina in generale, è qualcosa di vivo, che non può prescindere dai mutamenti, rapidi e spesso imprevedibili, della società, della tecnologia e della ricerca. Un nuovo studio sull’utilizzo dei farmaci da parte dei medici americani getta luce su un potenziale problema in grado di toccare tutto l’ambito della salute. Riportiamo qui le considerazioni che ne derivano.

Solo la metà dei pazienti americani che contraggono le infezioni più comuni (sinusite, mal di gola e infezioni all’orecchio) ricevono l’antibiotico corretto per la propria condizione, questo lo scenario delineato dallo studio dei Centers for Disease Control e dei Prevention e Pew Charitable Trusts.

Un quadro ancora più preoccupante se si pensa ai dati di un altro studio, risalente solo a pochi mesi prima e sempre a cura dei Centers for Disease Control and Prevention: una prescrizione di antibiotici su tre è inappropriata. Il risultato di questa situazione è la crescita di batteri sempre più resistenti agli antibiotici, sia a causa del numero di prescrizioni sia del tipo di farmaci prescritti.

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La presenza in bocca di alcuni batteri potrebbe essere indice di un maggior rischio di sviluppo del cancro del pancreas

NEW YORK, Stati Uniti. Si è scoperto che il rischio di sviluppare il cancro al pancreas è associato a specifici batteri nella bocca. Si spera che la ricerca permetta un trattamento precoce e più preciso della malattia, che è una delle più comuni cause di morte da cancro negli uomini e nelle donne. Ossia più di 40.000 decessi ogni anno nei soli Stati Uniti.

Altri studi hanno dimostrato che i pazienti affetti da cancro del pancreas sono conseguenti vittime della malattia parodontale, di carie e di cattive condizioni di salute orale generali. Pertanto, il gruppo di ricerca della NYU Langone Medical Center si è impegnato nella ricerca di collegamenti diretti tra la composizione dei batteri che causano la malattia orale e il successivo sviluppo del cancro al pancreas.

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Un scarsa salute dentale può portare ad una ridotta mobilità

SENDAI (Giappone). Ricercatori giapponesi hanno studiato l’associazione tra la scarsa salute orale e la ridotta mobilità negli individui anziani, concludendo che avere pochi denti e in cattivo stato si corre il rischio di una limitazione nei movimenti, soprattutto nei soggetti tra i 65 e i 74 anni. Dall’indagine potrebbe conseguire la promozione di una maggior salute orale evitando che gli anziani rimangano troppo chiusi in casa.

Il gruppo di studio ha utilizzato dati provenienti da un campione di 2.035 uomini e 2.355 donne dai 65 anni in su scelti in base all’abitudine di uscire di casa almeno una volta alla settimana. Dopo un’indagine durata quattro anni 324 (ossia il 7,4%) dei soggetti era costretto in casa, incapaci di muoversi oltre le quattro mura. I soggetti erano quegli stessi che nel 2006 e nel 2010 risposero a due indagini diverse effettuate per corrispondenza.

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Medicine alternative per far fronte ai problemi dell’amalgama dentale

Tromsø (Norvegia). Ricercatori norvegesi hanno studiato l’uso di medicine complementari e alternative (CAM) in pazienti con problemi di salute collegati ad antiche otturazioni dentali in amalgama. Tutti coloro che sono stati sottoposti all’indagine avevano segnalato infatti persistenti problemi di salute ‒ analoghi a quelli denunciati da pazienti affetti dai sintomi di malattie rare o sconosciute. E questo anche dopo la rimozione delle otturazioni.

Secondo i ricercatori, anche dopo la rimozione dell’amalgama, un quarto in media degli individui affetti dai problemi conseguenti non denuncia miglioramenti seppur lievi. I problemi segnalati da questi pazienti sono analoghi a sintomi fisici difficili da spiegare, come la fibromialgia, condizione medica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso e l’encefalomielite mialgica, una sindrome da affaticamento cronico.

Per valutare la prevalenza e la varietà di utilizzo della CAM in tale gruppo di pazienti, i ricercatori dell’UiT Arctic University of Norway hanno censito 324 membri del Forbundet Tenner og Helse, Associazione norvegese di pazienti odontoiatrici, ente no-profit che promuove un’odontoiatria priva di tossicità. Comune a tutti i partecipanti è stata l’attribuzione di tali problemi alle ex otturazioni in amalgama.

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Rilevati alti livelli di mercurio nelle urine nei bambini con otturazioni in amalgama

DAEGU (Corea del Sud). Anche se negli ultimi dieci anni si sono sviluppate delle alternative, l’amalgama dentale resta in uso come materiale da restauro per la carie dentale nei bambini in molti paesi. La sicurezza di tale prodotto tuttavia, rimane una questione controversa tra gli esperti, essendo stata associata a disturbi dello sviluppo e a condizioni sistemiche. Uno studio coreano ha recentemente dimostrato che l’esposizione all’amalgama dentale, può influenzare la concentrazione di mercurio nei bambini.

Per valutare l’esposizione cronica al mercurio elementare, i ricercatori della National University Kyungpook nella Corea del Sud, hanno valutato le concentrazioni di mercurio nei campioni di urina in più di 1.000 bambini di età tra 8-11 anni, sottoposti anche all’esame orale, scoprendo che quelli con più di una superficie dentale trattata con amalgama, mostravano una più alta concentrazione di mercurio nelle urine rispetto a quelli senza. I ricercatori hanno quindi concluso che l’esposizione all’amalgama nei denti potrebbe influenzare la concentrazione di mercurio sistemica nei bambini.

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Quasi doppio il rischio di mortalità in pazienti edentuli ed affetti da malattie coronariche

UPPSALA, Svezia: Nuove risultanze derivanti da una ricerca internazionale indicano che per i pazienti edentuli affetti da cardiopatia coronarica (CHD) il rischio di morte rispetto a pazienti dotati dei loro denti, quasi raddoppia. Alla luce di tali risultanze, concludono i ricercatori, la perdita dei denti potrebbe essere considerata un modo semplice e poco costoso per identificare pazienti ad alto rischio per i quali occorre una maggior prevenzione.

Esaminando i dati di 15.456 pazienti con CHD di 39 paesi, i ricercatori hanno scoperto che la perdita dei denti è collegata all’incremento del tasso di mortalità. Le informazioni sui fattori psicologici e sociali, sul numero di denti e gli stili di vita, quali fumo e attività fisica, sono state valutate tramite un questionario sottoposto agli esaminandi all’inizio della ricerca.

Dei pazienti esaminati, circa il 16 per cento ha riferito di essere edentulo e al 40 circa mancavano metà denti. Una perdita di denti più elevata è stato riscontrata soprattutto in fumatrici più anziani, meno attive, più sottoposte al rischio di diabete, con più alta pressione sanguigna, un indice di massa corporea più elevato e livello di istruzione inferiore.

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Un nuovo rivestimento potrebbe eliminare il rischio di insuccessi implantari

TORONTO, Canada. Anche se la percentuale di successi è segnalata intorno al 98 per cento circa, gli impianti dentali possono, per problemi biologici e tecnici, fallire col decorso del tempo. In molti casi, la risposta infiammatoria del corpo provoca rigetto. Una ricerca canadese presenta ora un nuovo rivestimento impiantare che aiuta a interrompere il meccanismo immunitario, evitando l’insuccesso e la necessità di farmaci anti-infiammatori.

Originariamente concepito come impalcatura ingegneristica di tessuti che consente la crescita delle cellule, il polimero anti-infiammatorio è stato sviluppato da Kyle Battiston, un dottorato presso la Facoltà di Odontoiatria e laurea dell’Istituto di Biomateriali e Ingegneria Biomedica dell’Università di Toronto. Battiston e colleghi hanno rivestito gli impianti con il biomateriale tratto da una famiglia di polimeri in grado di ridurre l’infiammazione, specialmente interagendo con i leucociti.

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Il fumo passivo aumenta il rischio di carie nei bambini

KYOTO. Anche se alcuni studi hanno suggerito un’associazione tra fumo passivo e carie, non si sa se ridurre il fumo passivo tra i bambini potrebbe rendere la prevenzione della carie più efficace. Uno studio giapponese ha tuttavia riscontrato che i bambini esposti al fumo passivo a 4 mesi di età, a 3 anni hanno mostrato un aumento di rischio carie rispetto ai bambini che vivono con familiari non fumatori.

I ricercatori della Graduate School of Medicine and Public Health dell’Università di Kyoto hanno analizzato i dati relativi a 76.920 bambini nati tra il 2004 e il 2010, che hanno preso parte a check-up di routine a 0, 4, 9 e 18 mesi e a 3 anni di età. Tramite questionari si sono ottenute informazioni riguardanti l’esposizione al fumo passivo dalla gravidanza a 3 anni di età e altri fattori legati allo stile di vita come abitudini alimentari e igiene orale.

I risultati dicono che il 55,3 per cento dei bambini oggetto della ricerca sono stati esposti al fumo passivo in casa a 4 mesi e che il 6,8 per cento mostra segni di esposizione al fumo di tabacco, situazione definita dai ricercatori come “fumo dinanzi al neonato”. Complessivamente sono stati rilevati nel gruppo di studio 12.729 episodi di carie dentale per lo più denti cariati. Rispetto a chi non ha fumatori in famiglia, l’esposizione al fumo del tabacco a 4 mesi di età è associata ad un rischio di circa due volte maggiore di carie all’età di 3 anni.

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